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La Fondazione Vittorino Colombo fa riferimento a un modello scientifico di Trattato Internazionale, ideato dai Consiglieri Paolo Masciocchi e Vincenzo Sabatino. È un nuovo strumento del diritto internazionale utile per affrontare e superare situazioni di difficoltà nei rapporti fra Stati in ambito internazionale, realizzando concordia e pace. È stato principalmente pensato per i rapporti fra l’Italia e i Paesi extraeuropei.
Può essere impiegato anche nel campo dello sviluppo economico. La sua prima versione è stata applicata ad una ipotesi di Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese, dato che il senatore Vittorino Colombo era un profondo conoscitore nonché importante mediatore nei confronti di questa Nazione.
La strategia utilizzata per la scrittura del Trattato è denominata Proculturalità, un modo innovativo di considerare le relazioni internazionali tra Stati. Si tratta di un concetto integrativo rispetto alla più classica visione della geopolitica, e della geocultura, nell’analisi della realtà internazionale e nella conseguente azione in questo campo. Realizza l’obiettivo della Concordia internazionale. È un modello maggiormente
focalizzato sulla persona e sulle immaterialità più che sulle materialità. Permette di poter definire una nuova via, alternativa ai tre principali veicoli di globalizzazione che si sono affermati negli ultimi decenni: capitalismo, infrastrutture e tecnologia, più di recente attenuati dall’idea di una Eco-Sostenibilità a 360 gradi.
Attraverso l’appellativo “proculturale”, il Trattato introduce un modello alternativo per le relazioni internazionali, che individua la cultura come insieme di fattori immateriali da promuovere tra i popoli:
conoscenza, talento, progetti, fattori di relazione/organizzazione. Per regolare il modello della proculturalità è necessario un piano operativo che possa far fronte alla complessità dell’ambiente internazionale per raggiungere la cooperazione tra i popoli. Per meglio comprendere il modello impiegato nella costruzione del Trattato, è necessario verificare se altri approcci generali alla cultura possiedano caratteristiche utili all’impiego dei beni intangibili (cultura, conoscenza, talento) all’interno del diritto internazionale; a questo scopo, è stata effettuata una comparazione tra diversi modelli:
La proculturalità pone al centro la persona e promuove un’uguaglianza delle opportunità, soprattutto nell’accesso a quegli strumenti che garantiscono credibilità alle persone con differenti background culturali.
Inoltre, con il metodo proculturale non viene data rilevanza primaria agli aspetti simbolici delle culture come accade nel multiculturalismo, né all’incontro delle diverse identità come nel modello interculturale; la proculturalità orienta la costruzione di relazioni che abbiano come oggetto cultura, talento e conoscenza, con l’obiettivo di valorizzare le peculiarità di due comunità interessate alla reciproca valorizzazione, con priorità di attenzione per l’agire comune. Secondo questa nuova impostazione strategica è possibile costruire un percorso efficiente nelle immaterialità rilevanti per le relazioni internazionali tramite la realizzazione di knowledge center (centri di conoscenza), così che ogni progetto o interesse possa essere valorizzato istituzionalmente e operativamente. Inoltre, proculturale è l’atteggiamento che valuta e promuove una cultura comune fra soggetti di diverse origini ed è in grado di esprimersi nell’ambito di tutti i processi economico-sociali, nelle relazioni familiari, e in quelle istituzionali, ponendo i cittadini di Stati diversi nella condizione di riconoscere sempre cosa fare per realizzare le proprie aspirazioni. La visione proculturale è dunque da considerarsi come l’unico modello adatto al diritto internazionale nella gestione dell’immaterialità, poiché tiene conto di fattori universali all’interno di un processo di relazione tra culture diverse, e ha come obiettivo l’accrescimento dell’intero ambiente internazionale.